Come leggere l'Altamurano
            Siccome non ci sono regole codificate a cui attenersi per scrivere e leggere
                il dialetto altamurano, si è cercato di semplificare al massimo le regole di
                pronuncia, tenendo anche conto del fatto che il libro è rivolto principalmente a
                lettori locali.
            Per la trascrizione dei testi dialettali si sono utilizzati nel complesso i segni
                ortografici delle lingua italiana, con la sola aggiunta del simbolo
                ə [schwa, nell’alfabeto fonetico internazionale].
                Di conseguenza per una corretta pronuncia è opportuno tenere presente
                questi pochi punti:
            Di conseguenza per una corretta pronuncia è opportuno tenere presente questi pochi punti:
            
            
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                    Il simbolo ə indica un suono indistinto tra la “e” e la “i”; questo suono si trova nella maggior parte delle parole altamurane, sia nel corpo sia alla fine della parola, purché non tronca:
                    friddə freddo, uascezzə gioia, Abbrilə Aprile, uòcchə bocca,
                    cə chi, cəresə, ciliegia.
                
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                    Il suono i, se si trova fra due vocali o all’inizio della parola seguito da vocale, è reso con j: giajandə gigante, jammə
                    gamba, jacquə acqua, frajassə fracasso.
                
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                    Il digramma sc si usa come in italiano: scannè sgozzare,
                    scennə uscire, Scilsə Ascensione.
                    Il suono doppio italiano di sc viene reso graficamente con ssc:
                    asscə ascia, pesscə pesce, musscə floscio, ecc...
                
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                    Siccome la maggior parte delle parole altamurane è piana,
                    cioè con accento sulla penultima sillaba, si è ritenuto opportuno segnare l’accento solo sulle parole di altri tipi: tronche
                    (sull’ultima), sdrucciole (sulla terz’ultima) e bisdrucciole (sulla quart’ultima): scutəlè scuotere, cavaddə cavallo, uòcchələ
                    chioccia, arrəcàpətənə càpitano, ecc... I monosillabi non vengono accentati tranne quelli che hanno diverso significato: ue,
                    guai, uè vuoi.
                
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                    È opportuno far presente che alcune parole non hanno una
                    corrispondente in italiano, e perciò sono state italianizzate, aggiungendo un asterisco: ngartəlletə cartellate*, stutafuechə
                    spegnifuoco*, ecc...
                
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                    Infine, riguardo all’ordinamento, i proverbi sono presentati in
                    ordine alfabetico ponendo il simbolo ə subito dopo le vocali
                    e, è, é.